Gli scritti di Aristotele si dividono in due grandi gruppi: gli scritti esoterici, composti in forma dialogica e destinate alla pubblicazione (dall'avverbio greco exò, che significa "fuori") e gli scritti essoterici o acraomatici, che contengono gli appunti redatti per le lezioni in forma sparsa e frammentaria.
Tali opere vennero redatte ed organizzate da Andronico da Rodi, un filosofo peripatetico vissuto in Grecia nel I secolo a.C. e ciò causò una diminuzione di interesse per le opere pubblicate tanto da determinarne la scomparsa quasi totale.
Forse la prima opera pubblicata fu Il Grillo o Sulla Retorica (in difesa alle critiche volte da Isocrate nei confronti di Platone).
Le opere che sono pervenute fino a noi, dunque, quasi totalmente acraomatiche, eccezzion fatta per alcuni frammenti tratti da: Protettico (un'esortazione alla filosofia), Sulla Filosofia e Sulle Idee, Eudemo (un dialogo sull'immortalità dell'anima).
Gli scritti essoterici pervenutici si possono così suddividere:
1. Opere di carattere logica-linguistico: L'interpretazione (breve studio sulle funzioni sistematiche del linguaggio), Le Categorie, Analitici primi (sul sillogismo), Analitici secondi (sulla dimostrazione), i Topici (sulla dialettica) e Le confutazioni sofistiche (lo studio dei metodi contraffatti del confutare).
2. Opere di fisica:
Fisica (teoria generale della natura), Il cielo (astronomia e cosmologia), Nascita e morte, Meteorologia, Storia degli animali, Generazione degli animali (genetica ed embrionologia), Parti degli animali (anatomia e fisiologia), Locomozione degli animali, L'anima (brevi trattati di psicofisiologia), Il senso, La memoria.
3. Metafisica (sui problemi filosofici della fisica).
4. Opere morali, politiche, di poetica e di retorica:
Etica eudemea, Etica nicomachea, Grande etica, Politica (distinzione delle forme di governo), La poetica (teoria della composizione drammatica), Retorica (studio dell'argomentazione persuasiva), La costituzione degli ateniesi.
Vanno aggiunte inoltre delle opera apocrife come la Retorica ad Alessandro.
Tali scritti non godettero però di una fama immediata, poichè, quando Aristotele abbandonò Atene nel 323 a.C. le sue opere non vennero più riprese se non dagli Arabi, per poi tornare in Occidente non prima del XII secolo.
In particolare, nel Medioevo, ne venne ostacolata la diffusione, per paura che rappresentassero una spiegazione concorrenziale a quella cristiana, tanto che vennero messi nell'Indice dei Libri Proibiti poichè in discordanza con la contemporanea filosofia scolastica.
Vennero però rivalutate da un frate domenicano, Tommaso d'Aquino, che cercò di sintetizzare la dottrina aristotelica con quella cristiana, mostrando che il pensiero di Aristotele non rappresentava un pericolo, ma poteva invece aiutare ad interpretare la Scrittura, tanto che venner riconosciuto Doctor Angelicus dai suoi contemporanei.
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