martedì 7 maggio 2013

La metafisica: archeologia, ontologia, usiologia e teologia

Aristotele distinse le scienze in tre grandi gruppi: le scienze teoretiche, che ricercando il sapere fine a se stesso (Fisica, Metafisica e Matematica), pratiche, finalizzate all'agire (Politica ed Etica) e, infine, poietiche, destinate al fare (la arti manuali), definendo l'agire come un' azione che determini una quaità di chi la compie mentre fare come un'azione che si riversa su un oggetto esterno. Le più alte per dignità sono le prime, e, tra queste, la più importande è indubbiamente la Metafisica, da cui conviene iniziare la nostra analisi.

Il termine Metafisica non venne mai usato da Aristotele, che prediligeva espressioni quali filosofia prima o teologia in opposizione alla filosofia seconda o fisica e fu ipotizzato che tale termine fu coniato da Andronico da Rodi nell'edizione dell'opera del I secolo a.C., ma anche tale tesi non sembra verificata.
In ogni caso, per Aristotele la Metafisica è la scienza che si occupa delle realtà al di sopra di quelle fisiche e, dopo di esso, verrà chiamato metafisico ogni tentativo di oltrepassare il mondo empirico verso una realtà superiore.
La metafisica (l'opera) si divide in quattro parti, che confluiscono fluidamente l'una nell'altra:

1. L'Archeologia: riprende tutta la filosofia precedente, non tanto come critica verso i suoi predecessori, ma alla ricerca di cause nuove che egli, nella Fisica, non aveva evidenziato.
Le cause che quindi saranno soggette ad analisi sono:
- causa formale (la Forma o configurazione che una cosa ha)
- causa materiale (cio di cui una cosa è fatta)
- causa efficiente (il motore che produce il movimento o ciò che ha generato un tale oggetto)
- causa finale (il telos o fine a cui un tale oggetto tende)

2.L'Ontologia: dopo aver analizzato in modo analitico le caratteristiche dell'Essere di Parmenide, Aristotele si rende conto che i limiti che egli impone introducono ovunque il non essere, rendendo inspiegabile tutto il resto. Appare dunque indispensabile considerare l'essere in una concezioni più ampia, attribuendogi quattro significati analogici (modi simili di riferirsi alla sostanza, di cui tutti si dice), riprendendo sia i filosofi Monisti (in quanto vi è comunque il riferimento ad un solo genere) sia ai Pluralisti.
I quattri significati dell'essere (che verranno trattati in modo approfondito in separata sede):
- dell'atto e della potenza (il divenire)
- del giudizio (essere logico)
- categoriale
- accidentale
Poichè questi significati fanno riferimento alla sostanza, dall'ontologia si passa all'usiologia.

3. L'Usiologia: scienza che si propone di rispondere, essenzialmente, a due domande: Che cos'è la sostanza? Esistono altri tipi di sostanze oltre quelle sensibili?
Prima di passare alla trattazione dell'usiologia vera e proprio è però indispensabile chiarire i concetti di forma, materia e sinolo poichè in essi si cercherà la sostanza.
Forma: essenza intima delle cose
Materia: ciò di cui una cosa è fatta
Sinolo: composto di materia e forma
Facendo l'esempio di una statua chiamiamo Forma ciò che essa impersonifica (ad esempio una dea), Materia il materiale di cui è composta (ad esempio il bronzo) e Sinolo la statua nel suo insieme.
Aristotele identifica, dunque, cinque caratteristiche definitorie della sostanza, che poi andrà a confrontare con gli enti sopraindicati:
1.Non inerente ad altro, ma che è sostrato di inerenza e di predicazione
2.Determinata
3.Separata, dotata di una sussistenza autonoma
4.Unitaria, non un aggregato disordinato di parti
5.In atto
Analizzando queste cinque caratteristiche Aristotele passa in rassegna gli enti sopra indicati, ricercando quali abbbiano le qualità per poter essere definite sostanza:
1.La Materia è solo non inerente ad altro e viene quindi definita sostanza in senso debole (tale espressione non deve però trarre in inganno: dopo la dottrina platonica il mondo sensibile era stato sfortemente svalutato e il ritrovare, seppur in minima parte, la sostanza anche nell'individuale rappresenta una grande svolta in opposizione alle filosofie appena precedenti)
2.La Forma possiede tutte e cinque le caratteristiche e può quindi essere definita sostanza in senso pieno 3.Il sinolo, dunque, essendo l'unione di Forma e Materia, sarà pienamente sostanza ma ontologicamente inferiore rispetto alla forma pura. Individuata la sostanza, si passa alla teologiaa

4.La Teologia: scienza che studia gli esseri sovrasensibili. Viene definita spesso anche come Filosofia prima e rappresenta il significato più alto della Metafisica, quella maggiormente influenzata da Platone. Aristotele infatti, con la Teologia, cerca di risolvere i problemi evidenziati dalla seconda navigazione platonica riconfermando alcuni suoi risoltati ed andando in un certo senso oltre Platone.
Aristotele, dopo aver confermato nell'usiologia che la sostanzasi trova massimamente nella pura forma, si accinge quindi a ricercare se esiste e dove essa sia.
Se non esistesse la forma pura (che è solo atto), dice Aristotele, non dovrebbero esistere realtà e fenomeni eterni ed incorruttibile, caratteristiche proprie del solo atto. Ma attraverso l'analisi della realtà sensibile si rende conto che esisteno il movimento ed il tempo, sempre uguali a se stessi e ciò rende indispendabile l'esistenza di un motore immobile che imprima ad essi l'energheia affinchè possano eternamente avvenire. Per il principio del primato dell'atto, infatti, ogni cosa che avviene ha necessariamente bisogno di un motore che renda possibile il passaggio dalla potenza all'atto e questa causa per il principio di non risalita all'infinito deve essere per forza immobile. Ponendo infatti un motore mobile sarebbe necessario un principio ancora precedente che lo spieghi, ma ciò per Aristotele è inaccettabile: bisogna necessariamente arrivare ad una causa prima che non necessita di un' ulteriore spiegazione. Ecco, dunque, un piccolo schema in cui vengono riportate le caratteristiche del motore immobile:
1.Eterno (se eterno è il movimento, eterna deve esserne la causa)
2.Immobile
3.Puro atto (se avesse la potenza potrebbe anche non passare mai all'atto e sarebbe quindi soggetto al divenire.
E' dunque il motore immobile quella sostanza sovrasensibile di qui eravamo in cerca.
Il Primo Motore Immobile viene inoltre definita quale forza attrattiva che muove come l'oggetto dell'amore attrae l'amante. E' infatti pensiero di pensiero che attrae a sè tutti gli oggetti sensibili imprimendo loro l'energia necessaria per muoversi. Questo principio è dunque Vita, quella vita perfetta che a noi è possibile solo per breve tempo: la vita del puro pensiero (in sè medesimo in quanto il motore immobile non può pesare oltre se stesso poichè acquisirebbe nuove conoscenze mediante un passaggio dalla potenza all'atto).

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